MondoTetta

Giulia Rinaldi

 

 

 

Quante volte si può ripetere una singola forma prima che si allontani definitivamente dal suo significante?

Posso ripetere una forma infinite volte e infinite volte renderla distinta dalle altre?

Astrarla e scomporla, come una particella o come un organo? Trattarla sempre in modo distinto, aggiungendo progressivamente nuove varianti, come una costruzione, fatta di montaggi e smontaggi? 

In questo progetto mi approcio all'immagine con l'intento di trattarla alla stregua di un gioco. La forma diventa un pretesto per mostrare le infinite possibilità che un’immagine ha di rivelarsi.

Nel processo creativo allontano l’idea di forma “perfetta” e “stereotipata” per dare dignità a ogni variante, giocando con una estrema sintesi di linea e di colore.

Dalla costante ricerca di un corpo che perde la sua originaria unità, mi approccio a un figurativo dissociato dalle sue restanti parti.

Una figura slegata che, nella sua surreale composizione e inquietante solitudine, dispiega in se un significato “altro".

Il discorso è così tagliato in parti e per questo oramai lontano dal suo significante figurativo.

La cassa in silicone, naturalmente anch'essa a forma di tetta, ha l’intento di smuovere e provocare lo spettatore.

È come se dicesse, a chi la sta guardando: “Vieni, toccami!”. Eppure nonostante sia una inequivocabile grande tetta, già è diventata altro da cio che rappresenta.

Il fatto che si sviluppi come figura in se compiuta, sezionata e esposta come un trofeo, la allontanano dal suo referente realistico.

L’elemento tattile dato dalla consistenza del silicone, ha un ruolo determinante nello sviluppo del progetto.

Il grande contenitore deve essere toccato, deve essere aperto ed è necessario guardare al suo interno per scoprire cosa nasconde.

Non è soltanto un oggetto esposto: è li per stabilire un’interazione con chi gli è davanti. 

Un catalogo composto da sinonimi di forme. Di pezzi incastonati che si completano. Un corpo frammentato, che già non è più accompagnato dalle sue restanti parti, ma che si completa in un gioco di specchi,  in un ritornello di forme indovinate e nate dal caso.

Un corpo che decide di ricostruirsi, facendo perno sulla sua capacità di riproduzione di un singolo elemento.

 

 

 

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