Revista Electrónica de Geografía y Ciencias Sociales. Universidad de Barcelona [ISSN 1138-9788] Nº 69 (2), 1 de agosto de 2000 |
INNOVACIÓN, DESARROLLO Y MEDIO LOCAL.
DIMENSIONES SOCIALES Y ESPACIALES DE LA INNOVACIÓN
Número extraordinario dedicado al II Coloquio Internacional de Geocrítica (Actas del Coloquio)
L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA COME FATTORE DI DIFFERENZIAZIONE TERRITORIALE E DI TRASFORMAZIONE SOCIALE. RIFLESSIONI GENERALI E IL CASO DELL’ ASIA ORIENTALE
Giacomo Corna-Pellegrini
Università degli Studi di Milano
L’innovazione tecnologica come fattore di differenziazione territoriale e di trasformazione sociale. Riflessioni generali e il caso dell’ Asia orientale (Resumen)
L’ innovazione tecnologica è stata sempre fattore di differenziazione territoriale, fin dagli albori della rivoluzione agricola del Neolitico (come si conferma anche nel caso dell’ Asia orientale). La rivoluzione industriale ha potenziato questi impulsi localizzativi, dapprima verso la concentrazione urbana degli insediamenti, in seguito verso il loro decentramento, sempre però connesso ai centri promotori della modernizzazione. Come ultimo e non secondario effetto, la diffusione delle innovazioni tecnologiche moderne ha prodotto spesso anche importanti cambiamenti sociali: in particolare, una richiesta di democrazia e partecipazione al governo della cosa pubblica.
Parole-chiave: Innovazione tecnologica/ trasformazione sociale/
Asia orientale
Technological innovation ever was factor of territorial differentation, since the agricolal revolution of the Neolityc Period (as it is confermed by the case of oriental Asia). The industrial revolution accentuated these way of localisation, to begin with urban concentration of settlements; afterwards with there decentrement, but always connetted to the centers of modernisation. As a last, but not secondary effect, diffusion of modern, technological innovations has often caused important social changes: particularly a new demand of democracy and participation to the govern of the public administration.
Key words: Technological innovation/ social transformation/ East Asia
La storia della localizzazione dell’umanità nelle varie regioni
della superficie terrestre mostra che l’ innovazione tecnologica è
sempre stata uno dei fattori fondamentali della differenziazione territoriale.
Anche prima dell’apparizione della specie umana sulla Terra, molti caratteri
morfologici e climatici già distinguevano la peculiarità
delle diverse regioni. L’evolvere delle ere geologiche, dal primitivo involucro
solido del pianeta, nonchè le variatissime forme di vita vegetale
e animale apparse nel corso degli ultimi 3,5 miliardi di anni hanno di
continuo modificato le caratteristiche delle varie regioni: gelide, desertiche,
montuose, pianeggianti, calde o piovose, aride o fredde. È nella
diversità di ognuno di questi ambienti morfologico-climatici che
hanno potuto evolvere e modificarsi (oltre che per mutazione dei cromosomi
delle diverse specie, o per fattori del tutto casuali), gli innumerevoli
modi di vita delle diverse specie vegetali e animali.
1. Innovazione tecnologica e differenziazione territoriale nell’
antichità
Da quando l’Homo sapiens ha fatto la sua apparizione, a questi perduranti fattori di differenziazione territoriale se ne sono tuttavia aggiunti altri, direttamente connessi con le scelte, appunto, degli uomini. Le innovazioni tecnologiche nella produzione, nei trasporti, nelle comunicazioni, nonchè tutte le altre innovazioni del costume di vita e del pensiero, sono state fattori fondamentali di quelle scelte territoriali.
La prima, grande innovazione che, a questo proposito, ha conosciuto l’umanità nella sua età giovanile fu - come è noto - la domesticazione di piante e di animali, avvenuta nel periodo neolitico: la rivoluzione agricola. Con essa, progressivamente, la maggior parte degli uomini abbandonò la sua natura nomadica e trovò residenze stabili. Queste ultime erano pur soggette a modifiche, ma sostanzialmente preferenziarono quelle regioni nelle quali l’addomesticamento di piante e di animali risultava più facile. In Asia, ad esempio, le stazioni preistoriche precedenti la rivoluzione agricola sono state ritrovate nelle regioni morfologiche e nei climi più diversi (Cook & Stuart, 1971); viceversa, gli insediamenti agricoli più antichi, e quelli successivi, hanno sempre riguardato le pianure alluvionali dei grandi fiumi (Spencer J.E.,1973), ove la fertilità e la facile lavorazione dei terreni, nonchè l’ampia disponibilità d’acqua per l’irrigazione rendevano più agevole l’agricoltura (Corna-Pellegrini, 1982).
Ripercorrere le innumerevoli occasioni nelle quali altre piccole o grandi
innovazioni tecnologiche hanno influito sulla localizzazione degli insediamenti
umani sarebbe impossibile. Alcune tra le più eclatanti possono tuttavia
essere ricordate, prima di giungere a quelle recenti. Ad esempio, le sofisticate
tecniche di costruzione delle strade, in epoca romana, furono uno dei principali
fattori di insediamento, collegamento e controllo delle regioni periferiche
dell’Impero; ciò implicò altresì una grande omogeneità
nei metodi di edificazione urbanistica delle numerose città romane
del Mediterraneo e dell’Europa. A loro volta, le innovazione tecniche nella
navigazione a vela, alla fine del XV secolo, resero possibili, da parte
degli Europei, tutte le grandi scoperte geografiche in continenti ad essi
lontani; con la conseguente diffusione dei loro insediamenti (e della stessa
cultura europea) in tante parti del mondo (Vance, 1986). Ancora: l’ invenzione
delle armi da fuoco modificò i rapporti di potere tra i popoli,
la loro diversa presenza nelle varie regioni del mondo, la stessa struttura
delle città e delle loro opere di difesa militare.
2. Rivoluzione industrale e novità localizzative
Una ulteriore, formidabile novità nella differenziazione degli insediamenti territoriali umani sulla faccia della Terra fu certamente la rivoluzione industriale: telai meccanici, energia dalla macchina a vapore, poi energia elettrica, ma anche una complessa serie di altre innovazioni tecnologiche, organizzative e finanziarie, dalle quale è partito l’accelerato sviluppo dell’economia inglese, dapprima, e poi quello di alcune altre, specifiche aree del mondo. Del secolo appena concluso basterà ricordare l’invenzione della radio, della televisione e di tutte le recenti novità informatiche, nelle comunicazioni; la scoperta dell’energia nucleare per scopi bellici e civili; la diffusione dei trasporti aerei nella connessioni intercontinentali. Ognuna di queste innovazioni (e tante altre con loro) provocarono novità di enorme rilievo nella localizzazione degli insediamenti umani sulla superficie della Terra. Dal ritardo o dall’assenza di quelle stesse innovazioni, per complesse ragioni di varia natura (essenzialmente culturale), in altre regioni terrestri, è conseguito il loro mancato sviluppo economico in senso occidentale, che è diventato un criterio di valutazione della crescita a livello "globale".
Riprendendo l’esempio asiatico, si può rilevare come in quell’area la modernizzazione si sia realizzata in modo profondamente disomogeneo nelle diverse regioni del continente, dando luogo alla crescita economica di alcune di esse, mentre altre ne sono restate sostanzialmente escluse. Da ciò è derivata, non solo una diversa localizzazione degli insediamenti umani nelle rispettive aree, ma anche una qualità della vita molto differenziata (Collotti Pichel, 1994). I processi di modernizzazione accelerata nell'Asia orientale richiamano l'attenzione ai mutamenti qualitativi e quantitativi degli insediamenti umani conseguenti ai nuovi fenomeni di innovazione economico-tecnici sulla produzione dei beni e dei servizi. Ciò che si è manifestato in quasi tutti i Paesi di quell'area, per influsso di molteplici fattori esterni e interni, è stato ed è anzitutto un intensificarsi dei ritmi produttivi nelle produzioni tradizionali agricole artigianali, poi un ammodernarsi di queste attraverso procedimenti industriali generalmente importati da Paesi esterni, tecnologicamente più avanzati; poi ancora un forte sviluppo nella produzione industriale, e infine un ammodernamento dei servizi commerciali e di quelli pubblici, in parallelo ad un lento aumento e miglioramento dei consumi (Corna-Pellegrini, 1982).
Questa fase iniziale della modernizzazione è stata generalmente
promossa (nel secolo scorso in Giappone, negli ultimi cinquant'anni - seppure
con modalità molto diverse - in Cina, in Corea del Sud, Taiwan e
Singapore, più recentemente in Thailandia e in Malaysia) da regimi
autoritari che hanno riconosciuto nel rinnovarsi delle strutture economiche
del proprio Paese un mezzo per risolvere i problemi del sottosviluppo e
per acquisire una nuova capacità di presenza politica internazionale
(Borsa - Collotti Pischel, 1994). Gli incentivi governativi alle iniziative
economiche hanno riguardato finanziamenti agevolati, sgravi fiscali, difese
doganali, facilitazioni agli investimenti esteri e a joint-ventures
con compagnie straniere. Più spesso sono state facilitazioni ai
grandi gruppi industriali e finanziari, piuttosto che alle piccole imprese.
Talora vi è stata addirittura una sorta di osmosi tra la classe
dirigente politico-militare e quella industriale-finanziaria, con il passaggio
di una parte della prima (che già aveva conosciuto tecniche industriali
moderne nell'uso delle armi) alle file della seconda. E’ stato il caso,
ad esempio, del Giappone (Beonio Brocchieri, 1996), e più recentemente
della Corea del Sud (Corna-Pellegrini e Hangsoon Han, 1997). I legami tra
i grandi gruppi economici e gli esponenti politici sono spesso anche degenerati
in fenomeni di corruzione.
3. Innovazione e concentrazioni urbane
L'aspetto geografico dell'insieme dei fenomeni sopra ricordati è consistito essenzialmente nella localizzazione dei processi di modernizzazione e di innovazione tecnologica e in uno o in pochissimi centri urbani, dove già esistevano premesse di mercato per l'assorbimento di una parte delle nuove produzioni, ma soprattutto esistevano capacità tecniche (imprenditoriali e subalterne) per realizzare a bassi costi produzioni competitive, da esportare su mercati stranieri (Knox e Agnew, 1989). Proprio l'esigenza di competitività reclamava di minimizzare i costi di trasporto nelle diverse fasi produttive ed escludeva i rischi di localizzazioni industriali in regioni del tutto prive di tradizioni in proposito; addirittura si accettavano, al contrario, anche tutti i rischi di degrado ambientale conseguenti all'affollamento produttivo in un solo centro: il caso di Taipei è esemplare, ma così anche quello di Bangkok, di Seoul, Tokio e delle coste del mare interno giapponese.
Queste scelte localizzative industriali dovevano produrre anche una concentrazione di popolazione nelle aree urbane, come infatti è accaduto, spesso attraverso fenomeni di immigrazione "selvaggia", tardivamente fronteggiata da iniziative pubbliche per abitazioni e servizi alla nuova popolazione. La crescita disordinata delle "città della modernizzazione", soprattutto negli anni '70 e '80, è di facile constatazione in tutti i Paesi dell'area (Corna-Pellegrini, 1995). In molti altri Paesi dell' Asia orientale assistiamo invece, all’alba del 2000, ai primi segni di decentramento produttivo. Solo il Giappone aveva già esperienze precedenti, come quella dello sviluppo industriale dell'Hokkaido, negli anni '30 di questo secolo e poi la costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità da Tokio fino all'isola di Kiushu e ora anche verso il Nord. In Corea del Sud è recente il tentativo di sviluppare a Taejon un gruppo di industrie scientificamente molto avanzate; ma la centralità economica di Seoul non ne è stata minimamente scalfita; le nuove linee ferroviarie ad alta velocità da Seoul a Pusan sembrano promettere nuovi tentativi di decentramento produttivo nelle meno favorite province meridionali (Collotti Pischel, Piggiani, Tescari, 1998). Singapore è stata costretta, data la ristrettezza del suo territorio, ad "esportare" opifici industriali nella vicina penisola malese e in isole indonesiane al largo delle sue coste. Taiwan sta tentando di uscire dall'ingorgo della iper-inquinata Taipei, localizzando nel Sud dell'isola nuovi impianti industriali, o perfino in Cina continentale, nonstante le problematiche politiche. Perfino la Thailandia comincia a tentare alternative alle industrie di Bangkok, lungo le coste sud-orientali del Paese e intorno alle città del Nord.
Guardando più attentamente i processi di decentramento in atto
(in passato e recentemente) nei Paesi asiatici della modernizzazione, ci
si accorge che essi non procedono soltanto per impulso governativo, ma
anche per scelte delle imprese private (quanto a localizzazioni industriali),
e dei singoli cittadini, quanto a localizzazioni abitative. A ciò
entrambi gli operatori (compagnie e singoli) sono spinti dal crescente
costo delle aree centrali, dagli ingorghi del traffico, che rallenta i
ritmi produttivi nelle aree più congestionate, infine dai già
ricordati fenomeni di inquinamento, che pesano sulle aree urbane troppo
affollate. E’ il fenomeno, ormai ben studiato dai geografi urbani, della
"regione-città" (Corna-Pellegrini, 1973) che si espande ad ampio
raggio (e non solo nella contiguità periferica) all'intorno di grandi
città industriali, trasmettendo ad una intera regione i caratteri
fino ad ieri tipici della vita nelle città. La "regione-città"
o regione metropolitana ha la sua estensione ulteriore in ciò che
è stato definito come "megalopoli" (Gottmann, 1970), che collega
addirittura più aree metropolitane in un unico grande network
urbano, come quello che si estende da Tokio a Fukuoka, in Giappone.
Domani potrebbe essere il caso della intera linea trasversale da Seoul
a Pusan, in Corea del Sud; ovvero quello da Georgetown a Kuala Lumpur,
in Malaysia.
4. Innovazione e decentramento degli insediamenti
Il fenomeno della dispersione geografica degli insediamenti industriali e abitativi nel contesto della modernizzazione più avanzata è stato molto favorito dalle innovazioni tecniche di telecomunicazione, le quali hanno reso economicamente equipollenti anche siti tra loro assai lontani. Poiché l'affermarsi di queste nuove tecniche di comunicazione a lunga distanza è tutt'altro che concluso, anche i loro effetti in termini di dispersione delle future localizzazioni si può pensare continueranno e si estenderanno, sia in Asia orientale che nel resto del mondo, ad aree sempre più lontane dai primitivi centri della modernizzazione (Johnston, Taylor, Watts, 1995). E’ il fenomeno che qualcuno ha voluto chiamare "villaggio globale", entro il quale i rapporti interpersonali e di affari potranno forse realizzarsi in modo più facile, simile a quelli fino ad ieri possibili solo in una vicinanza reale.
Insomma: l’innovazione tecnologica e la modernizzazione potenziano dapprima
pochi centri urbani; poi estendono la loro influenza a più vaste
aree connesse con quelli; infine potrebbero allargarsi a molte altre aree
dell'ecumene, a condizione che esse vengano dotate delle necessarie condizioni
tecniche per dialogare con le regioni leaders della modernizzazione
mondiale. Per gli operatori coinvolti in questo processo, mutano profondamente
i caratteri sia dello spazio che del tempo, perché essi sono coinvolti
in tempo reale in relazioni e informazioni di provenienza anche lontanissima.
Se ne ha facile riprova considerando, la emarginazione e la ripetitività
di coloro che, per necessità o per libera scelta, vivono invece
all'interno dei soli circuiti tradizionali della società preindustriale
(ad esempio, in zone isolate delle montagne asiatiche o in poco accessibili
arcipelaghi dell'Oceano Pacifico).
5. Innovazione come fattore di cambiamenti sociali
Le innovazioni e i processi di modernizzazione della produzione e dei consumi non hanno, tuttavia, soltanto effetti sulla distribuzione territoriale degli insediamenti umani e sulla loro qualità; essi lentamente modificano anche i rapporti sociali e politici esistenti all'interno delle rispettive società. Se nella prima fase della modernizzazione, ad esempio in Asia orientale, il ruolo dello Stato è stato fattore determinante di "decollo" industriale (Rostow, 1960) (Vogel, 1991), in una fase successiva esso ha ovunque mostrato appesantimenti burocratici e disincentivanti atteggiamenti assistenziali. Ciò ha reso necessari nuovi processi di privatizzazione dell'economia; senza di essi il collasso economico generale sarebbe diventato inevitabile. Lo stesso livello di vita sarebbe restato estremamente più basso di quello dei Paesi ove la competizione economica e il libero mercato avevano sempre funzionato (come negli Stati Uniti d'America) o dove esso era stato ristabilito dopo periodi di politiche alterne. La lunga fase di stagnazione dell’economia cinese prima di Deng Xiaoping, la crisi dei Paesi del blocco ex sovietico (e in parte le difficoltà nello sviluppo di Paesi come l'Italia, la Spagna degli anni ‘70 e la stessa Francia) possono leggersi in questa chiave di lettura. Il ritorno al mercato sembra dovunque, in Asia orientale come in Europa, un itinerario costante nello svolgersi della modernizzazione; seppure si tratti di un mercato nel quale i Governi possono pur sempre operare, sia in funzione calmieratrice, sia a sostegno di particolari situazioni di handicap (Guillonet, 1990).
Un'altra novità si è inoltre manifestata nelle fasi più avanzate della modernizzazione: ormai pienamente in Europa e ora con manifestazioni anche in molti dei Paesi asiatici di nuova modernizzazione. E’ la richiesta di miglioramento qualitativo e quantitativo dei consumi: esigenza soggettiva legittima, ma anche esigenza generale di sistemi economici che non possono pensare di collocare in eterno i loro prodotti all'estero. Debbono quindi poter contare anche sulla crescita del mercato interno, attraverso maggiori consumi, cioè attraverso più elevati salari degli stessi protagonisti delle produzioni nazionali (Rimmer, 1997). Si riapre così il gioco di una concorrenza internazionale più vivace, nella quale possono riprendere spazio antichi, ma anche nuovissimi operatori della modernizzazione, con effetti del tutto ancora imprevedibili sulla localizzazione dei futuri impianti produttivi.
Nel frattempo, cambiano di continuo le tecniche di produzione in tutti
i rami industriali. Alla concentrazione verticale, ad esempio, dalla materia
prima al prodotto finito, si è spesso sostituita una concentrazione
orizzontale, fatta di parallelismo di più catene produttive. Alla
grande e grandissima organizzazione produttiva, spesso appesantitasi per
eccesso di burocrazia interna, si sono sostituite compagnie di media dimensione,
più agili nel controllo e negli adattamenti alle variazioni del
mercato. Infine, anche nuove innovazioni tecnologiche hanno reso possibile,
con gli stessi impianti, procedere a rapidi mutamenti negli orientamenti
produttivi., Tutto ciò rende più fluida l'intera scenografia
della modernizzazione, sia nelle localizzazioni all'interno dei singoli
Paesi, sia a livello mondiale.
6. Diffusione delle innovazioni e richiesta di democrazia
Un' ultima novità merita di essere segnalata come prodotto, apparentemente frequente, di ogni situazione di costanti innovazioni tecnologiche e quindi di modernizzazione avanzata: la richiesta, da parte della popolazione interessata, di maggiore democrazia nel governo della cosa pubblica. L'aumento del tempo libero dal lavoro, il miglioramento di consumi, le maggiori informazioni provenienti dai Paesi esterni e la loro diretta conoscenza attraverso viaggi di lavoro e di turismo stimolano attenzione a valori diversi da quelli della sola ricerca di benessere. Lo stesso nuovo benessere provoca il desiderio di conseguire nuovi valori sociali, tra i quali la partecipazione attiva alla politica e alla amministrazione di tutta la comunità.
Così è stato in Europa, a partire dalla fine dell''800, quando il suffragio elettorale si è gradualmente allargato dai possessori di reddito e/o dai capi famiglia a tutti gli uomini, più tardi anche a tutte le donne ed ai giovani oltre i 18 anni. Processo analogo, pur con tempi e modalità diverse sta avvenendo nei Paesi dell'Asia orientale, non tanto per l'allargamento del suffragio, ma per la maggiore libertà concessa ai partiti, diversi da quello prevalente e dominante (come in Corea del Sud o in Thailandia), o per il maggior consenso da essi ottenuto in libere elezioni (come in Giappone) (Takeuchi, 2000). Domani qualcosa di simile potrebbe avvenire a Singapore e, forse, addirittura in Cina. Alcuni osservatori attribuiscono, a questo proposito, grande valore al diffondersi di strumenti facili di contatto internazionale, quali la rete informatica Internet; ma è ancora presto per conoscerne gli effetti di lungo periodo.
Naturalmente anche l'accesso democratico al potere di governo della cosa pubblica, da parte di quelle classi sociali che ne erano escluse, nonchè delle popolazioni delle regioni più emarginate, ha profonde conseguenze geografiche. La finanza pubblica, raccolta essenzialmente con prelievi nelle regioni "forti", viene infatti più indirizzata a sostegno (e sperabilmente non solo assistenziale, ma di autentico sviluppo economico) delle regioni più deboli. è una politica di solidarietà nazionale o internazionale che ha le sue ragioni economiche e sociali, ma anche i suoi rischi, giacché non è affatto automatico che la spesa pubblica si trasformi in sviluppo economico permanente. Di qui la ritrosia delle regioni forti a partecipare a politiche siffatte, e la richiesta alternativa di "federalismo fiscale" o addirittura di secessione (Di Maggio, 1999).
L’ innovazione tecnologica e la modernizzazione stanno cambiando il
mondo seguendo modelli localizzativi e sociali che mostrano tendenza a
ripetersi nelle varie parti della Terra, pur sfasati nel tempo. E’ una
conferma che talune esperienze conosciute nei Paesi di più antica
modernizzazione possono forse essere utilizzate anche per una migliore
comprensione di quelle dei Paesi ove una intensa modernizzazione è
ora in atto. Senza tuttavia dimenticare che ogni area culturale, ogni Paese
è diverso l'uno dall'altro e con tali caratteristiche va conosciuto,
studiato e rispettato.
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